Esiste o no il cosiddetto “Tesoro di Alarico?”
Secondo l’archeologo Sanguineto, intervenuto sul tema al TG3 Calabria no perché giudica le fonti “postume e inattendibili.” Secondo Cassiodoro, storico del V secolo d.C., sì.
Analizziamo dunque la vicenda da entrambi i punti di vista.
Lo storico (contemporaneo di Alarico e non postumo) afferma che il re dei Goti nel 410, grazie all’aiuto di alcuni schiavi che gli hanno permesso un comodo ingresso, ha messo a sacco Roma, depredando un bottino di venticinque tonnellate d’oro e di centocinquanta d’argento, dopodiché attraverso la Calabria avrebbe messo piede in Sicilia, dove avrebbe acquistato del grano per il proprio esercito.
Ma non fece a tempo: Alarico morì nell’attuale provincia di Cosenza, il suo corpo e tutto il tesoro scomparve con lui. Fu sepolto, sempre secondo Cassiodoro, mediante una deviazione artificiale del fiume Busento alla confluenza con il Crati.
Sanguineto ne afferma l’inesistenza per il semplice fatto che, poiché nessuno l’ha ancora trovato, è inesistente, fantastico.
Ma non si pensava altrettanto della Ilio omerica, fintanto che Schliemann la ritrovò tra lo stupore e lo scetticismo di tutti? Chi ha dunque ragione? Ogni mito ha una sua parte di verità.
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