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Posts Tagged ‘scuola’

Platone oggi

Ieri una mia conoscente su un social ha condiviso un post dal titolo “Le sessanta note disciplinari più assurde di sempre,” postate sul sito “italiani-informati.it”, nelle quali venivano messi in risalto comportamenti alquanto bizzarri tenuti dagli studenti in aula.

Non sapevo se ridere o piangere, visto che al massimo “disturbavo le lezioni chiacchierando.”

Poiché negli articoli da me pubblicati non parlo di me senza uno scopo, ne consegue che questo post non dovrebbe esistere. Lo scopo, invece si è presentato durante la terza serata del festival di Sanremo, quando il comico Crozza, partendo dal concetto del “si stava meglio quando si stava peggio” ha citato il seguente brano di Platone che sembra tratto da un manuale moderno di psicologia: “Oggi i ragazzi amano troppo i propri comodi, mancano di educazione, disprezzano l’autorità, contraddicono i genitori e si comportano da maleducati.”

Si evince che da allora nulla è cambiato, gli studenti  sono sempre agitati e i professori, purtroppo, continuano a subire.

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Ieri sera ho ascoltato una notizia abbastanza triste che ha un antefatto: l’anno scorso a Torino, a causa della scarsa manutenzione degli edifici scolastici, dovuta alla mancanza di fondi, è crollato un controsoffitto in un istituto superiore, provocando una vittima e diversi feriti, di cui uno ha perso l’uso delle gambe.

Questi ha diritto ad una borsa di studio, ma poichè eccelleva nello sport, è stato tesserato nelle federazione scherma e hockey paralimpico, sport nei quali i guadagni non sono elevati.

Ad un certo punto la borsa di studio arrivava col contagocce, fino a che non è stata più erogata.

Rivolgendosi agli uffici  di competenza  ha scoperto che “aveva fatto troppe assenze e non ha svolto più gli esami”. Peccato che le “assenze” e gli  “esami” in oggetto erano dovuti non a malattia, bensì ad impegni internaazionali: l’atleta era impegnato a rappresentare il proprio Paese alle Paraolimpiadi di Londra.

Ci si domandaa quindi”

  • La revoca  della borsa  non è  una lesione al diritto allo studio sancito dalla Costituzione?
  • Possibile che un ente  quale per esempio il CONI non supporti questo ragazzo dopo la tragedia che ha subito?

Italia, povera Patria ingrata!

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Mi è casualmente capitato di leggere un articolo, apparso su uno dei maggiori quotidiani della mia regione, in materia di istruzione.

Una maestra elementare, persa quindi dedita all’insegnamento, ha espresso su un social network disprezzo per il proprio lavoro, affermando “di preferire una classe di orfani.” Una sua collega ha commentato favorevolmente la frase.

Esulando da tutte le intemperanze dei genitori che difendono i propri figli anche quando hanno torto marcio, ci si domanda perché costoro abbiano intrapreso questa carriera, visto che sono così “allergiche” ai bambini e non abbiano piuttosto lasciato il posto a persone più capaci e con più voglia di fare.

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Uno studio effettuato e pubblicato  ha dimostrato  che una donna è molto più protettiva di un uomo in materia di infanzia.

Ma ci sono parecchie eccezioni a questa ovvietà: in provincia di Vicenza un bambino autistico è stato maltrattato a scuola proprio da coloro che avrebbero dovuto tutelarlo: la maestra e l’insegnante di sostegno.

Ad incastrarle è un filmato dei Carabinieri.

Come è logico, questa notizia ha fatto il giro del Web: su Facebook parecchie persone hanno commentato la vicenda, usando perlopiù toni abbastanza forti.

C’è chi proponeva l’uso della legge del taglione, chi di non dare loro la pensione alla fine del ciclo lavorativo……

Ricordo però un fatto dove entravano abusi di altro genere ai danni di un bambino “normale”. Il processo che ne è seguito ha alla fine assolto gli imputati, nonostante la prova rappresentata anche qui da un filmato degli stessi Carabinieri, e la gente deve umiliarsi a chiedere scusa a costoro.

Si tratta di malagiustizia? E di conseguenza: quale giudizio otterranno queste due indegne insegnanti?

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“Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani” diceva molto probabilmente Massimo D’Azeglio all’indomani dell’Unità, per indicare che la nazione avrebbe dovuto avere una lingua unica e non i molteplici idiomi presenti all’epoca.

Per ottenere questo risultato, i vari governi hanno imposto l’obbligo di frequenza nelle scuole e del servizio militare quale forma di integrazione tra persone di diverse regioni. Inoltre negli anni 50/60 del secolo scorso la RAI mandava in onda la prima trasmissione “di cultura” della storia della tv: “Non è mai troppo tardi” condotta dal maestro Manzi.

 

Ma l’Italia è e rimane un crogiolo di razze, etnie e linguaggi; dai più normali ai più impensati: accanto all’italiano “classico” ci nsono il greco, il catalano, il franco – provenzale, il tedesco, lo slavo e l’arabo; frutto di antiche dominazioni. Anche la toponomastica risente di questo influsso, tant’è che il paese di Monghidoro ad esempio indica una cittadina fondata o perlomeno abitata dai Goti.

Così, mentre oggi la maggior parte degli abitanti parla correntemente l’italiano, c’è chi vuole riportare il dialetto, o quantomeno l’idioma particolare, a livello paritario (ad esempio i cartelli indicatori dei comuni ladini del Trentino sono scritti nelle due lingue); con buona pace di D’Azeglio e delle sue idee.

La domanda che ci può porre è: considerando la moltitudine di termini già espressi in lingua straniera, quali valori intende portare l’Italia in vista di una prossima integrazione europea: quelli di una lingua unica, oppure quelli della mescolanza di lingue?

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La mattina dell’ 8 Ottobre ho assistito ad un interessante dibattito televisivo riguardante l’utilizzo di strumenti elettronici negli Istituti Scolastici.

A dare origine allo stesso la notizia secondo cui un istituto di Bergamo adotta esclusivamente i “tablet” e un’altra di Avezzano (L’Aquila) intende seguire le stesse orme; mentre nella Silicon Valley (Stati Uniti) una scuola elementare intende ripristinare i libri cartacei in maniera esclusiva, facendo pagare agli alunni la cifra di diciasettemila dollari annui pro capite.

In questa discussione sono intervenuti il preside dell’istituto abruzzese; un blogger che, in maniera compulsiva, digitava tra le varie applicazioni ed un insegnante “tradizionale.

I “progressisti” sostengono una sostituzione in modo radicale della carta con gli “e-book”, con un conseguente innovativo metodo di insegnamento, mentre i “conservatori” sono favorevoli ad un graduale inserimento del materiale informatico.

Penso di appartenere a quest’ultima categoria, non per aver studiato in maniera tradizionale, ma perchè non ritengo concepibile l’utilizzo di una macchina per ottenere il risultato di una elementare operazione. Crescendo, l’alunno avrà sempre la stessa lacuna.

Certo Darwin, studiando l’evoluzione umana, scoprì che i nostri antenati erano dotati di organi oggi scomparsi (coda, mani prensili…); siamo sicuri di non aver bisogno del cervello?

Una macchina non potrà mai sostituire il cervello umano!

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Mi è capitato di leggere sul “Corriere della Sera” del 2 Novembre u.s. un articolo dello scrittore e filosofo Alberoni.

Nell’analisi della società da lui eseguita risulta che negli ultimi quarant’anni la scuola ha avuto poca attenzione alla cultura ed alla storia d’Italia e d’Europa.

Mentre ai miei tempi si studiavano i fatti in modo cronologico, per avere una sequenza logica, oggi si predilige esporli casualmente, allora si imparava l’analisi logica e la grammatica, oggi queste materie sembrano scomparse, a tal punto che i congiuntivi ed i condizionali sono tempi sconosciuti.

Seccondo Alberoni, tale insegnamento sarebbe stato importato dagli Stati Uniti, da lui definiti “paese senza storia.”

Se l’affermazione fosse vera per intero, peccherebbe in un particolare: gli Stati Uniti sono una nazione relativamente giovane,  e possiedono  anche loro una parte di storia, da quando l’uomo ha attraversato lo stretto di Bering.

Mi domando quindi: dove sono vissuti gli Anasazi cioè  gli antenati degli  indiani Pueblo?  Dove sono state combattute le guerre di indipendenza e di secessione?   Dove sono avvenuti i massacri ai danni degli indiani?  

Se Alberoni intendeva invece dire che la qualità della pedagogia statunitense è pessima, non posso dare giudizi in merito.

Infine mentre ai miei tempi c’era rispetto massimo per compagni ed insegnanti, pronti ad aiutare chi era in difficoltà, oggi si tende ad emarginare le persone sensibili o con  problemi o peggio a renderli oggetto di atti di bullismo. Oggi si fuma per  essere più “grandi,” mentre si è solo più stupidi ed indifferenti.

Quo vadis scuola?

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