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Archive for giugno 2013

Ieri è stata emessa una sentenza storica: il Cavaliere, Sua Emittenza, Gran nano di Arcore è stato condannato in primo grado a sette anni e, notizia ancora più piacevole, all’interdizione perpetua dai Pubblici Uffici.

I giudici, posti tra l’incudine di una pesante condanna e il martello di un’impossibile assoluzione, applicando un articolo della legge Merlin sulla chiusura delle “case chiuse”, hanno deliberato per una “mite” condanna, aggiungendovi la “salatissima” pena accessoria dell’interdizione in perpetuo.

Se il “povero” Tacchino finalmente tace, altri invece parlano a sproposito di congiura, complotto…, non rendendosi conto di quanto siano ridicoli proseguendo con questo atteggiamento.

Chissà se questi avvenimenti porteranno una ventata d’aria nuova e più responsabilità?

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In questi giorni in Brasile si sta disputando la Fifa Confederation Cup, una manifestazione calcistica in preparazione del Mondiale 2014. Partecipano a questo torneo otto squadre: il paese organizzatore, la squadra campione del mondo e i sei vincitori di trofei continentali.

Secondo la Fifa dovrebbe esistere una democrazia, per cui ogni paese ha un voto. Diverso è però il “peso specifico” della nazione: capita così che a rappresentare l’Oceania è la piccola Tahiti perchè l’Australia, deputata a farlo, è stata inserita nel continente asiatico ed Israele in Europa. (Chissà se in un prossimo mondiale la “piccola” Danimarca sarà assegnata al continente americano, visto che la Groenlandia fa parte politicamente di quella nazione).

La manifestazione è caratterizzata da problemi politici e sociali, che vanno a toccare gli interessi dei cittadini.

Il Brasile, la Russia, l’India e la Cina, rappresentano l’economia emergente, meglio conosciuta con l’acronimo di “Bric”, oggetto, tra l’altro, di un argomento della Maturità 2013.

Così queste partite di calcio disputate in Brasile hanno un “contorno” poco gradito di persone che protestano contro il governo, accusato di spendere troppi soldi in manifestazioni sportive importanti (dopo i Mondiali ci saranno le Olimpiadi) e di non curarsi del fabbisogno del popolo, quale salute, istruzione…)

Il governo, per reprimere questi disordini, invia l’esercito, non accorgendosi di andare  contro al volere della piazza, appoggiata anche da alcune star della nazionale verdeoro.

Gli antichi romani, per mascherare i problemi, davano pane e divertimenti. Avendo ricevuto il divertimento, sarebbe l’ora del pane.

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Se una donna di ottanta anni viene arrestata perchè con la propria pensione non riesce ad arrivare a fine mese, ai fini statistici (purchè non di trilussiana memoria), “non fa testo.

Se al momento della commemorazione del 235° soldato italiano morto in una “missione di pace” la sala  del Senato è deserta è perchè gli onorevoli pensano alle ferie o alle “beghe” di partito.

Se quest’anno in Italia si sono registrati ben 36 casi di femminicidio ad opera di mariti o compagni, il numero è “troppo esiguo”.

Se a Taranto e nelle altre città dove ci sono stabilimenti siderurgici si muore di eternit è perchè le parole ” siderurgia” e “tutela dell’ambiente sono incompatibili.

Se però l’Italia vince una partita di calcio con magari un gol di Balotelli, si scende in piazza con caroselli di clacson.

Non stupiamoci di questo e/o di altro: è l’Italia, un paese di santi, poeti, navigatori, eroi e, talvolta, di cattivo agire.

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Per il mio compleanno ho ricevuto, tra gli altri regali, due romanzi brevi: “Il tiranno di Roma” di Frediani e “I sotterranei della cattedrale” di Simoni.

Il primo è ambientato nella Roma repubblicana durante la guerra civile. Uno schiavo viene arruolato dal generale Caio Mario in una milizia irregolare. Prima di morire, il generale lo chiama a sè, ma non ha di dargli la libertà. Il figlio del comandante, alla richiesta della stessa, risponde che suo padre era morto, che non aveva detto niente, che quindi non l’avrebbe liberato, avendolo anzi già venduto al dei gladiatori di Capua.

Il secondo romanzo è ambientato ad Urbino nel 1789, quando la città era parte dello Stato Pontificio. A causa di un terremoto che ha fatto crollare la cupola e il pavimento della cattedrale, viene scoperto un percorso sotterraneo che porta ad un tempio perduto costruito all’epoca dell’antica Roma che si diceva perduto e che non doveva essere trovato; per cui accadono strani omicidi. Arisolvere l’enigma, un professore, costretto dal potente di turno a prendere i voti, salvo essere spedito altrove.

Esiste un legame tra i due romanzi?

A farmi propendere, purtroppo, per una risposta positiva è una notizia di cronaca: il giornalista e conduttore TV Bruno Vespa è stato accusato di abusivismo edilizio. Avrebbe, secondo l’accusa, forato una montagna adiacente ad una sua proprietà a Ponza, per ricavarvi tre vani abitabili.

L’anchorman si difende affermando che quei “tre vani” sono stati adibiti a deposito attrezzi, a deposito mobili e a cantina.

Essendo Vespa legato ai poteri forti, dai poteri forti verrà difeso.

E il giudice,forse, si adeguerà.

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Il fisco spagnolo ha “pizzicato” il campione argentino Leo Messi, in forza al Barcellona, “colpevole” di aver costituito società fittizie per tutelare la propria immagine senza versare le imposte relative che ammontano alla “modica” cifra di 4 milioni di euro.

E’ l’ultimo campione “paraculato” che il fisc dei vari paesi europei  “pesca”. Si pensi a Valentino Rossi che al fisco italiano doveva una cifra esorbitante, salvo poi “accordarsi” con lo stesso ed ottenere uno “sconto” sul dovuto.

La vicenda di Messi ricorda molto da vicino quella del suo “maestro” Maradona, debitore anch’egli di ingenti somme verso l’erario italiano che il “Pibe de Oro” si rifiuta regolarmente di versare.

Ai “poveri Cristi”, invece, in caso di cartelle esattoriali esorbitanti viene imposto di pagare, salvo poi rivalersi, il più delle volte con una class action.

Se tutti pagassero il giusto in proporzione alle proprie sostanze,il fisco sarebbe più equo e meno pesante.

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Uno studio effettuato e pubblicato  ha dimostrato  che una donna è molto più protettiva di un uomo in materia di infanzia.

Ma ci sono parecchie eccezioni a questa ovvietà: in provincia di Vicenza un bambino autistico è stato maltrattato a scuola proprio da coloro che avrebbero dovuto tutelarlo: la maestra e l’insegnante di sostegno.

Ad incastrarle è un filmato dei Carabinieri.

Come è logico, questa notizia ha fatto il giro del Web: su Facebook parecchie persone hanno commentato la vicenda, usando perlopiù toni abbastanza forti.

C’è chi proponeva l’uso della legge del taglione, chi di non dare loro la pensione alla fine del ciclo lavorativo……

Ricordo però un fatto dove entravano abusi di altro genere ai danni di un bambino “normale”. Il processo che ne è seguito ha alla fine assolto gli imputati, nonostante la prova rappresentata anche qui da un filmato degli stessi Carabinieri, e la gente deve umiliarsi a chiedere scusa a costoro.

Si tratta di malagiustizia? E di conseguenza: quale giudizio otterranno queste due indegne insegnanti?

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Mi è capitato di leggere che agli eredi del senatore a vita Giulio Andreotti, deceduto qualche tempo fa, verrà corrisposta la “modica” somma di un milione di euro.

Si tratta  della “pensione” accantonata durante il suo lungo mandato politico.

Andreotti, dunque “valeva” per lo Stato questa somma.

Fin qui potrebbe andare “bene”, ma in questo articolo leggo che tutti i senatori a vita dovranno “per legge” percepire la medesima somma, anche se, per ipotesi, la loro militanza politica è inferiore ai sessant’anni.

Ecco lo scandalo: uno Stato basato sul lavoro (e relative pensioni) si preoccupa di dare delle ingenti “buonuscite” ai parlamentari. Quanto percepiranno gli eredi del “Nano” di Arcore?

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“Dominique…

Il termine indifferenza deriva dal latino: in (privativo) e differentia (differenza) : senza differenza

L’indifferenza, in filosofia, può significare diverse cose – ma essenzialmente ne significa due: il comportamento di un individuo tale che, all’atto di decidere tra due soluzioni, non riesce a scegliere né l’una né l’altra; oppure la tranquillità d’animo espressa senza desiderio, o addirittura rifiuto (atarassìa, apatìa) di fronte ad un oggetto. Prima della tua morte ho provato indifferenza per poche cose e soprattutto per poche persone perché la reputo una questione terribile e grigia; una sensazione che, a mio parere, provano soltanto le persone aride, le persone che non riescono a lasciarsi guidare dai sentimenti o, ancora, quelli che usano il cuore solo come un organo.

La tua morte è riuscita, invece, a farmi essere in un certo senso indifferente, a farmi sentire come quelle persone che non mi piacciono.

Ecco perché ti scrivo. Perché ho bisogno di trasformare la mia indifferenza per il tuo gesto suicida in un sentimento, che possa avere anche una parvenza di rabbia.
Mi dispiace non averti conosciuto sai?

Perché?

Perché ti avrei spiegato e trasmesso il coraggio di vivere e di fare le proprie scelte che, credimi, è di gran lunga  più difficile rispetto al togliersi la vita. Che è più difficile di fare “un gesto spettacolare e simbolico”, così come hai definito il tuo suicidio un paio d’ore prima sul tuo blog. Avrei voluto avere l’opportunità di farti comprendere la bellezza e la purezza di alcune storie gay perché il calore che c’è tra due persone che si amano è uguale per tutti. Avresti vissuto le emozioni di due ragazzi o due ragazze che si amano e che si stringono le mani mentre dormono; avresti osservato la serenità familiare che c’è tra due gay quando la sera si abbracciano sul divano per guardare la tv, avresti capito le lacrime di un gay (o per dirla più forte di un ‘frocio’ ‘finocchio’ ‘culattone’ ‘checca’ ‘pervertito’ etc) davanti ad una difficoltà che le convenzioni comuni ci impongono. Avresti capito quando sia insensato essere ghettizzati o cacciati di casa per il mero fatto di amare qualcuno. Avresti compreso quanto sia detestabile che dei ragazzini si tolgano la vita per questo.

Proprio quella vita che tu hai rifiutato in maniera poco sobria e decisamente non elegante.

Dominique mi dispiace che in tutta la tua esistenza hai perso tanto tempo per lottare contro l’unione di persone che vorrebbero semplicemente amarsi e vedersi riconoscere il diritto di decidere chi avrebbe potuto stare con loro all’ospedale, con chi aprire un mutuo e a chi lasciare i propri averi. Perché essere omosessuale non significa altro che essere una persona come lo eri tu; ed è corretto (se non addirittura giusto) permettere a tutti gli stessi diritti.  Mi dispiace che tu non abbia incontrato nella tua vita nessuno in grado di trasmetterti questi valori e soprattutto che tu non abbia conosciuto una persona in grado di parlarti col cuore. Dominique, ovunque tu sia, spero tu possa pentirti per quello che hai fatto.

Mi auguro che nessun altro imiti il tuo gesto perché sarebbe per te un ulteriore fallimento.

È facile essere il paladino di ideologie estreme e senza senso come lo sei stato tu per molto tempo; difficile invece è essere un finocchio che si scontra contro il muro d’ignoranza (spesso aprioristica) di personaggi come te, di omofobi che picchiano due ragazzi che camminano per mano in strada o semplicemente di persone che ti condizionano l’esistenza per anni e anni. Troppo facile il tuo gesto.

Troppo scontato.

Alla fine delle righe capisco cosa provo per te. Provo pietà, compassione e pena. Che sono dei sentimenti che inducono l’uomo ad amare, rispettare e talvolta tollerare il prossimo.

Un sentimento che tu non hai provato.
Addio Dominique.”

Così un amico ha commentato la morte di Dominique Viennet,  il parlamentare francese che ha voluto così compiere un gesto “spettacolare” per protestare contro la legge promulgata dal governo Hollande che rendeva valide le nozze gay.

Mi domando però cosa ci sia di tanto spettacolare nello suicidarsi, tanto più che il luogo scelto (la cattedrale di Notre Dame a Parigi) non c’entrava nulla, essendo la Chiesa contraria a questa pratica.

I due neosposi hanno infatti scelto il municipio di Montpellier.

Ritengo che essere omosessuali oggi non è una malattia, come non lo era nell’antica Roma, è ed era solamente una condizione sociale: sono solo le cattive idee a farla ritenere tale. Non mi pare che vivere una condizione sociale, qualunque essa sia, costituisca reato.

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